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La vita della Dark Polo Gang è diventata una Serie TV

Dark Polo Gang – La Serie, con i suoi primi 3 episodi pubblicati su Timvision, ha suscitato la curiosità di tanti appassionati portandoli nel pieno della vita a tinte DPG. Ma non è la prima volta che una serie si occupa della vita in un gruppo rap italiano…

Piccola premessa: cercheremo di non spoilerare troppo, soprattutto per tutti quelli che non hanno TimVision.

Dark Polo Gang – La Serie, annunciata da un battage pubblicitario non troppo elevato (almeno rispetto agli standard targati DPG) immerge gli spettatori nel pieno dell’universo Dark, nella loro quotidianità, nella loro visione della musica e del business.

Le prime tre puntate sono un affresco straordinario di un lifestyle a tratti comune, a tratti fuori completamente da ogni normalità, e per questo ancora più affascinante.

L’idea di uno show sulla vita e le vicende di un gruppo rap italiano non è nuova, già in passato c’era stato un precedente illustre: Club Privè, docu-reality del 2012 di Mtv Italia sui Club Dogo all’apice della loro fama.

Club Privè non era il primo approccio dei Club Dogo alla tv (in precedenza c’era stato già Un giorno da cani, un esperimento televisivo con Jake e Gué impegnati ogni giorno in un lavoro comune diverso, dal quale, alla fine di ogni puntata, traevano ispirazione per una canzone) ma è stato uno dei momenti che più ha segnato un punto di svolta nell’approccio dei fan del rap italiano ai loro beniamini: mai, prima di allora, era stato possibile vedere tutto ciò che si nascondeva dietro il mondo patinato dei rapper sulla cresta dell’onda, la loro vita in tour, la promozione a tratti estenuante, ma anche le vicende umane più comuni, il loro rapporto con il mitologico tour manager/autista/bodyguard Emi Lo Zio (emerso come vero idolo indiscusso dello show), le loro relazioni, le loro passioni.

 

Nel 2012, anno di Club Privè, non esistevano ancora le Instagram Stories o le Snapchat Stories, quindi si trattava di un esperimento davvero innovativo che aveva colpito tantissimi spettatori.
Ora tutto è cambiato: è possibile seguire la vita di quasi tutti i rapper sugli schermi dei propri smartphone, sapere di ogni loro minimo spostamento, ogni acquisto, ogni incontro particolare e divertente.

La Dark Polo Gang ha fatto proprio dei social la sua arma più importante: coinvolgendo ogni attimo i propri fan è riuscita a cooptarli e renderli un tutt’uno con la galassia Triplo Sette.
Questa serie, dunque, può essere vista come lo sbocco naturale di un percorso iniziato da tempo e proseguito senza praticamente intoppi: è stato soltanto messo un contenitore seriale intorno a un prodotto che il pubblico, bene o male, conosce da sempre.

I primi tre episodi (ne saranno caricati tre a settimane per quattro settimane, per un totale di dodici) scorrono lisci come l’olio: c’è spazio per la storia del gruppo fin dagli albori, ma si è proiettati anche nella vita in studio, nelle scadenze e negli impegni prima del rilascio di un disco (in questo caso Sick Side), e il colpo di scena è dato da una proposta di contratto di una major, che sappiamo essere accettata, non senza dubbi da parte di Side.
Il personaggio che appare più sorprendente, più sfaccettato, è quello di Tony Effe: al di là delle sue insospettabili abilità da orafo, rivela una profondità quasi sempre nascosta dalla maschera di arrogante trap king che ha sempre indossato. Il resto dell’entourage è mostrato, ma non è molto al centro dell’attenzione: siamo sicuri che nelle prossime puntante ci sarà un approfondimento maggiore di tutte le figure che riescono a far funzionare quella macchina perfettamente oleata che ha completamente sconvolto il panorama rap italiano degli ultimi anni.
Dark Polo Gang – La Serie ci consegna, quindi, un ritratto sicuramente affascinante della vita nello stardom italiano, dimostrandosi un appuntamento da non perdere neanche per il più incallito degli hater.


Savio De Vivo

24 anni. Sono un uomo di poche parole...ci sono domande?

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