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La mitologia di Ricky Squah, da “parrucchiere di Sfera” a promessa della New Wave

Tra i componenti della new wave è forse quello che meno ci verrebbe da definire “new”, eppure Ricky Squah è più fresco del vostro rapper preferito e si sta prendendo la sua fetta di pubblico dopo una gavetta da non sottovalutare.

Forse a molti il nome “Ricky Squah” non ricorderà niente di particolare, al massimo lo si avrà presente come “quello di Giovane Trunks”, che è la traccia con cui è divenuto un tormentone quando le sonorità atlantiane non erano ancora tanto abusate. I più attenti lo ricorderanno invece come “figura mitologica della trap italiana”, quando Milano e Genova stavano creando un movimento unico e irripetibile.
In mezzo a questi sbarbati alla riscossa c’era lui, Ricky Squah, niente poco di meno che “il parrucchiere di Sfera Ebbasta“. Oggi Ricky è tutt’altro, e riconoscerlo per una parte del suo background risulterebbe quasi offensivo considerando quanta strada è stata fatta da allora.

Ricky propone un immaginario crudo al pari di quello della Chicago di Chief Keef, Lil Reese del compianto Fredo Santana e dell’Atlanta di 21 Savage, ha alle spalle svariati pezzi e un mixtape interamente prodotto da Greg Willen, uno dei nomi più rilevanti dell’attuale new wave.
Non ce ne voglia il buon Greg, ma tra le tanti collaborazioni che gli abbiamo visto confezionare, non ultima quella con il Signorino, la sintonia maggiore si è intravista proprio tra il produttore torinese e il trap rapper di Monza. Dopo una temporanea pausa, Ricky è riapparso con alcune pubblicazioni su Soundcloud e un video ufficiale di un pezzo intitolato “OHMD”, di nuovo carico e desideroso di emergere definitivamente.

Il principale pregio di Ricky Squah è una consapevole scelta di produrre musica senza pretese concettuali, ragion per cui la sua musica va vista dalla prospettiva di chi la produce (non ci sono metafore grossolane o liriche complicate da storyteller), ma riproducendo con grande fedeltà il mood, le sensazioni, le situazioni vissute nelle immediate vicinanze. La musica di Ricky Squah è una dignitosa rappresentazione dell’aria che tira, letta sotto la lente dell’immaginario di riferimento, quello trap a cui Ricky aggiunge il suo mattoncino esperienziale, dalla passione per Dragonball alla mentalità ultras (si è persino ritratto su instagram con l’hashtag #delje, la famigeratissima curva dei tifosi della Stella Rossa di Belgrado) a cui accenna in Giovane Trunks.

Tra le vagonate di emergenti aspiranti e sedicenti trapstar, lui è vero e merita di salire. Primo, perché se esiste un corrispettivo di trap life in Italia, lui è una sorta di libro di storia a cielo aperto, un pioniere della cultura nel Bel paese. Secondo, perché tra i mille emergenti aspiranti e sedicenti produttori, Ricky si è scelto un fenomeno come Greg Willen per accompagnarlo nei suoi viaggi, e questo significa avere gusto.
Terzo, perché sto facendo il bravo… Ma poi ci ricasco: XANAX.


Fabio Russo

Mi piace il rap coreano.

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