“Scialla Semper”: Siamo Tutti in Pericolo
Certe recensioni si scrivono da sole. I rapper italiani sono abituati a proporre al loro pubblico delle stage persona tratteggiate a tinte forti, a caratteri cubitali.
Vi diranno di no, si proclameranno “inclassificabili e unici”, ma in realtà fanno di tutto per assicurarsi che ogni sfaccettatura della loro personalità artistica sia riassumibile in un comunicato stampa, che sia possibile collocarli in un segmento di mercato già dopo i primi trenta secondi di ascolto.
In due parole, dovremmo essere grati ai nostri rapper, si impegnano un sacco per risultare facili e prevedibili, così che nessuno tra fan e addetti ai lavori rischi di sentirsi poco intelligente nel risolvere il sudoku semplificato a loro sottoposto.
Questo, purtroppo per lo scrivente, non è il caso di Massimo Pericolo.
Da qualche mese, quando si parla dell’emergente più caldo di Italia, ci si trova nell’inconsueta situazione di avere in mano più domande che risposte: chi diavolo è questo Massimo Pericolo? Come è possibile che uno sconosciuto teppistello di Brebbia si trovi da un giorno all’altro a mietere props da ogni angolo della scena, dai puristi osservanti fino ai proverbiali tredicenni con la cassa? Siamo di fronte ad una one hit wonder o qualcosa di più?
In un panorama dove l’immediata riconoscibilità è un vantaggio competitivo, Alessandro Vanetti punta tutte le sue fiche sulla più rischiosa delle scommesse: sceglie l’ambiguità, l’imprevisto, lo sguardo obliquo sul mondo suburbano al centro della sua narrazione.
Sapete di cosa stiamo parlando. Lo avete scoperto quando vi stavate quasi assopendo, cullati dalle dolci onde del manierismo trap, e siete stati svegliati di soprassalto dal sound omicida dello street anthem “Sette Miliardi”.
Nemmeno il tempo di digerire quei bassi distorti e salutare la rinascita dell’hardcore italiano, ed ecco che Massimo Pericolo se ne esce con una perfetta mossa Kansas City, e sorprende con “Sabbie D’Oro”, dove la rabbia del banger decanta in un brano conscious dai toni messianici.
Un attimo prima vi stava urlando in faccia, ora sciorina saggezza di strada come se Gesù Cristo da giovane avesse fatto il cavallo della droga invece del falegname.
Hood politics e brutale verismo quindi. “Benissimo”, ci siamo detti, “siamo di fronte ad un altro wannabe Nas, che ha avuto la sfiga nera di nascere nel varesotto invece che a Brooklyn, il caso è chiuso”.
E ancora una volta siamo rimasti spiazzati, quando la recente uscita del suo EP di esordio “Scialla Semper” ha aggiunto al puzzle nuove tessere, così diverse tra loro da farci disperare di riuscire a comporle in una coerente visione d’insieme.
Per capirci, dubitiamo che un Big L avrebbe avuto problemi ad essere ritratto sulla cover del suo primo album con un ferro in mano, ma quanti tra i soliti noti avrebbero avuto l’improntitudine di abbinarci pantacollant a stampa animalier e orecchie feline da idol k-pop?
E poi quel titolo: allo stesso tempo allude ai suoi travagliati trascorsi con le Forze dell’Ordine e sembra il nome perfetto per una puntata di “Braccialetti Rossi”.
No, Massimo Pericolo non ce la racconta giusta, si fa beffe di noi, alternando il vocabolario di ordinanza dello zarro alle giostre (l’ormai iconico “Porco**o che fastidio”) a quello dello shitposter seriale (“l’Amore fa più male del sodio”), dosando violenza, intimismo e umorismo paradossale, direbbero alcuni “coltello, coccole e cornflakes”.
Per tutte queste ragioni, forse l’unica immagine in grado di rendere giustizia all’enigmatica poliedricità di “Scialla Semper” è quella del prisma: può essere ogni volta colpito da una differente sorgente luminosa, e ogni volta proiettare sul muro un diverso gioco di ombre cinesi.
Se ne può parlare come farebbe un critico letterario, e accostare la figura dinoccolata di Massimo Pericolo a quella di quei ragazzi di vita, leggeri come stracci, cantati da Pasolini. Non credete? Ascoltate la titletrack, poi leggete questo estratto tratto da un componimento del Poeta:
“Nei rifiuti del mondo, nasce un nuovo mondo: nascono leggi nuove dove non c’è più legge; nasce un nuovo onore dove onore è il disonore. […] Nascono potenze e nobiltà, feroci, nei mucchi di tuguri, nei luoghi sconfinati dove credi che la città finisca, e dove invece ricomincia, nemica, ricomincia. […] I figli si gettano all’avventura, sicuri d’essere in un mondo che di loro, del loro sesso, ha paura. La loro pietà è nell’essere spietati, la loro forza nella leggerezza, la loro speranza nel non avere speranza.”
È vero o no? Siamo di fronte a due variazioni sullo stesso tema, l’unico aspetto a cambiare è il passaggio dalla terza persona dell’osservatore imparziale alla prima, diretta e senza compromessi, del protagonista.
Oppure si può adottare una prospettiva da veri millenial, e spiegare Massimo Pericolo come la vera personificazione della più famosa gag di “Boris”:
Proprio così. Nel contesto di un rap italiano alla disperata ricerca di “un qualche cazzo di futuro”, Massimo Pericolo è la Locura: la tradizione, la street credibility, ma con una bella spruzzata di pazzia. Il ghetto peggiore che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. “Scialla Semper” è (anche) l’Italia del futuro: un Paese di filastrocche sceme come “Ramen Girl”, mentre fuori si compra e si vende la morte.
Questo giochetto di rimandi e citazioni potrebbe continuare all’infinito, senza però giungere a risultati sufficienti.
Massimo Pericolo si fa nebbia inafferrabile di fronte alle fatiche del recensore come di fronte al lampeggiare delle luci blu. Impone con arroganza la sua granitica personalità sulle squisite produzioni di Phra Crookers e Nic Sarno, e un attimo dopo la stessa scompare, non appena si tenta di definirla con una singola frase.
Gli unici elementi certi ad oggi in nostro possesso sono i seguenti. L’EP è un’ottima opera prima, supportata da un eccellente tappeto sonoro, soprattutto godibile nella sua indecifrabilità. Lo straordinario riscontro di pubblico che in quanto tale sta raccogliendo su Spotify ne è la prova.
Prima Massimo Pericolo era solo una frequenza di disturbo sui nostri radar, ora l’incrociatore spaziale “Scialla Semper” è atterrato di fronte all’Altare della Patria, e a tutti conviene sperare che il suo conducente venga in pace.
Perché Massimo Pericolo non è uno che scende a patti. Massimo Pericolo non sopporta le guardie, lo Stato, la Chiesa, la società dei consumi, la periferia, il centro, la miseria (no, non lo sappiamo “quanto cazzo costa essere poveri”), la ricchezza ostentata delle auto di lusso, la solitudine, le troie, gli infami, la galera e la libertà. Massimo Pericolo non sopporta niente e nessuno. Neanche sé stesso. Soprattutto sé stesso. Solo una cosa sopporta: la sfumatura.
Dio solo sa quanto non fossimo pronti, quanto non sapessimo di averne bisogno.