Day ‘N’ Nite: Astroworld e Rodeo come il giorno e la notte
In un’intervista precedente all’uscita di Astroworld, Travis Scott affermava che il nuovo album sarebbe stato il naturale seguito di Rodeo, un progetto che avrebbe continuato la saga che aveva iniziato con il suo primo album ufficiale e dalla quale, sulla base delle sue dichiarazioni, sembrerebbe essere escluso Birds In the Trap Sing McKnight.
Partendo da questo presupposto, abbiamo analizzato congiuntamente i due album, usciti a distanza di tre anni uno dall’altro; in questo lasso di tempo Travis ha cambiato completamente vita, raggiunto un successo planetario, scalato tutte le classifiche e trovato l’amore della sua vita, Kylie Jenner, con la quale sta crescendo la sua prima figlia, Stormi.
Sulla base di questo cambiamento, i due album, seppur collegati da un unico filo conduttore, non potevano essere concettualmente simili, anzi; se li si guarda da una certa prospettiva, i due album si rivelano diametralmente opposti, proprio come il giorno e la notte. Noi ce li siamo immaginati così, Astroworld il giorno e Rodeo la notte, preceduta dal crepuscolo di Days Before Rodeo, mixtape storicamente fondamentale nel percorso di Travis; e così come l’imbrunire precede il calare della notte, Days Before Rodeo anticipa la notte di Rodeo, parafrasando la maturazione artistica di Travis tra il mixtape e l’album.
“Day ‘N’ Nite
I toss and turn
I keep stress in my mind, mind
[…]
The lonely stoner seems to free his mind at night”
Così cantava in Day ‘N’ Nite Kid Cudi, ispirazione artistica di Travis Scott, dove parla della depressione e dei problemi che lo affliggono giorno e notte, allo stesso modo in cui Travis dipingerà sulle tele di Rodeo e Astroworld il suo baccanale quadro di alcool, droghe e donne.
“Io penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno”, affermava Vincent Van Gogh, e proprio da questa considerazione si può iniziare ad analizzare la notte di Rodeo, l’album che ha lanciato Travis Scott nel mondo dei grandi del rap americano; parte del merito per aver ‘riccamente colorato’ Rodeo è senza dubbio attribuibile alla diversità degli stili di coloro che sono stati chiamati a collaborare sulle produzioni e sui featuring. L’atmosfera cosmica, misteriosa e affascinante dell’album, che verrà poi ripresa in Astroworld, viene introdotta dal preambolo mistico di T.I., che, nelle vesti di narratore, ci proietta in una dimensione fantascientifica, a novemila anni luce dalla Terra, vicino al sistema solare di Kepler.
Quasi tutte le produzioni evocano atmosfere tipicamente notturne, facendone un concept album cupo e dalle tinte psichedeliche che unisce il lato più sentimentale dell’artista di Houston a circostanze sature di alcool e droghe. Il manifesto di questo mix è il passaggio dalla triste e romantica Impossibile all’iconica Maria I’m Drunk, il cui titolo non lascia margini di interpretazione: la prima parte è un’invocazione a una musa ispiratrice, Maria (la marjuana), mentre la seconda parte racconta dell’amore per le donne e l’alcool di Travis, Young Thug e Justin Bieber (collaborazione tanto insolita quanto riuscita).
Altro tema ricorrente in Rodeo è il cambiamento raccontato in brani come 90210 e Pray 4 Love, quando l’artista da Jacques Webster, il suo vero nome, è diventato Travis Scott. Il disco si chiude infine con Apple Pie dove viene affermata la forte volontà del rapper di proseguire per la sua strada; nell’outro della stessa traccia, T.I pone un’interessante domanda a Travis: “Sopravviverai al Rodeo (ovvero la sua nuova vita)?”
La risposta arriverà tre anni dopo.
Astroworld non è solo un semplice parco divertimenti, è l’essenza del passato perduto di Travis, un simbolo di Houston, nonché metafora della sua vita spericolata. La doppia cover dell’album raffigura prima il parco di giorno e poi di notte, costernato da prostitute; nascosto in basso a sinistra, si scorge il manichino di Scott, protagonista della cover di Rodeo, come a voler confermare il collegamento tra i due album.
Il disco inizia con Stargazing, canzone che ci riporta in quella dimensione fantascientifica di nostra conoscenza e che ci era tanto mancata. In questo pezzo si percepisce nuovamente l’influenza di Kid Cudi: dietro il viaggio spaziale di Stargazing, l’amore e gli stupefacenti si mescolano in un vortice allucinogeno, esattamente come Enter Galactic del maestro Cudi, presente nell’album d’esordio Man Of The Moon: The End Of Day. Carousel, la seconda traccia, è la spiegazione di tutto quanto: la vita intesa come un ciclo (il carosello, appunto), che sia esso l’alternarsi del giorno e della notte o la routine quotidiana di Travis, quasi costretto a non dormire a causa del suo lavoro, tanto soddisfacente quanto sfiancante (come spiega in Houstonfornication).
L’album ci trasporta su un rollercoaster di emozioni tra inni psichedelici (Skeletons), tracce personali (Astrothunder), e dediche a Kylie Jenner (Wake Up, Coffee Bean), passando per alcuni pezzi più aggressivi (Who?What?, NC-17) e la hit Sicko Mode con Drake (nella quale cita nuovamente Cudi). Le produzioni, punto più forte del disco, sono piuttosto varie, ma generalmente prevale una linea brillante e accesa, in contrasto con quelle di Rodeo.
Anche i video di Yosemite e Can’t Say argomentano la teoria del giorno e della notte: il primo infatti è la trasposizione del viaggio di Travis, che attraversa una giungla (metafora delle difficoltà lungo il cammino) fino a trovare le rovine di Astroworld (luogo di incontro tra passato e futuro, e meta artistica del rapper), mentre la location notturna di Can’t Say e la comparsa del cavallo rampante (una delle immagini più iconiche di Days Before Rodeo) al contrario sembrano riportarci alla dimensione notturna di Rodeo.
Con Astroworld si chiude quindi quel percorso che Travis aveva intrapreso con Rodeo, un percorso che ha messo in evidenza tutte le sfaccettature della sua vita personale e tutte le qualità di colui che durante questo percorso si è affermato come una delle realtà più importanti della scena.