Discovery Album: Fino A Qui Tutto Bene
Per l’appuntamento settimanale con Discovery Album abbiamo deciso di parlarvi di Fino A Qui Tutto Bene, album di Marracash uscito probabilmente nel momento sbagliato e per questo non apprezzato a dovere.
L’anno scorso, precisamente la notte di Halloween, abbiamo potuto godere del ritorno in campo di Marracash dopo quattro anni dall’ultimo disco solista. Evidenziare solista è importante, dato che nel lasso di tempo tra Status e Persona Marra ha avuto l’occasione di pubblicare Santeria assieme al “fratello” Guè Pequeno e festeggiare il decimo anniversario di Marracash con una pregevole edizione speciale. A proposito di compleanni, il 2020 vedrà spegnere dieci candeline anche il secondo lavoro di Marra, Fino A Qui Tutto Bene, sicuramente il meno quotato e al contempo sottovalutato della sua discografia.
Come di consueto, è doveroso partire dal titolo: come qualcuno già saprà, esso è una citazione al lungometraggio francese “La Haine”, tradotto letteralmente “L’Odio” in lingua italiana. Il film si apre con un breve monologo di uno dei tre protagonisti, Hubert:
“Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.”
Quest’introduzione costituisce le fondamenta del concept album di Marra. A precipitare dal palazzo sono l’Italia e gli italiani, protagonisti, nelle vesti di vittime e carnefici, di una società pervasa da ignoranza, corruzione e indifferenza. La drammatica situazione non è altro che un mastodontico “elefante nella stanza”: la gente è a conoscenza della condizione del proprio paese, ma preferisce fingere che non sia così, ripetendosi ostinatamente che tutto stia andando per il verso giusto. Anche la struttura del disco segue un preciso schema: più si prosegue con l’ascolto, più l’atmosfera si incupisce, alludendo a una caduta metaforica.
Per accompagnare la sua narrazione, Marra si avvale di produzioni dalle tinte elettroniche – per simulare l’ambiente musicale di una discoteca, centrali nella prima parte del progetto – che diventano sempre più tetre procedendo con la tracklist. Dal tappeto sonoro fino alle tematiche, è evidente come Fino A Qui Tutto Bene ricordi un album che sarebbe uscito solo qualche mese più tardi: Che Bello Essere Noi, dei Club Dogo. Se gradite approfondire ulteriormente il discorso, abbiamo dedicato una puntata del Discovery Album proprio al suddetto progetto targato Don, Jake e Guè.
Marra esordisce raccontando di come la sua vita fosse cambiata da quando aveva pubblicato il
suo omonimo disco d’esordio: dopo essersi preso la sua personale rivincita contro chi non
gli dava un briciolo di speranza, era arrivato il successo, e con esso “soldi, donne,
droghe e l’ammirazione della gente”; di conseguenza, tutto ciò che non fosse
sballarsi passò in secondo piano.
La prima metà del disco tratta di questa nuova vita: le folli serate al Berlin, le
sbronze con gli amici e i dolorosi risvegli con delle *Roie sconosciute e fianco. E
fino a qui, tutto bene.
L’interludio finale di Stupido apre uno scenario maggiormente preoccupante.
“Questa è la storia di un ragazzo intelligente che fa cose stupide
Perché se ti sporgi per guardare dentro l’abisso, anche l’abisso guarda dentro te
Ma io non mi sporgevo mai, facevo finta che manco esisteva l’abisso”
In quei due anni, mentre il mondo cambiava rapidamente, Marra si ritrovò immerso in una
realtà tanto bella in superficie quanto marcia e crudele nel profondo.
Una realtà contraddistinta da ragazze bugiarde che sfruttano la propria libertà per svendere
il proprio corpo in modo da ottenere quello che vogliono; da motori di ricerca che sanno più
di noi stessi sul nostro conto; da politici – in particolare il “grande capo” –
coperti di fango, parassiti e menefreghisti. A causa della deprimente realtà, il popolo
italiano si nasconde dietro una maschera d’illusioni, non facendo altro che peggiorare
la situazione.
“E non è più politica, è spettacolo, quindi il popolo è il pubblico
E sta guardando se stesso andare nel baratro”
“Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio
Ma la parte interessante è il percorso”
Il percorso menzionato da Marra consiste nella strada che porta un uomo a porre fine alle
proprie sofferenze, piuttosto che vivere – o meglio, sopravvivere – in un paese
sull’orlo del baratro.
La title track, Fino A Qui Tutto Bene, offre un quadro completo, schietto e
autoritario della condizione in cui si trova la Penisola Italica, descrivendo
dettagliatamente la realtà che abbiamo menzionato precedentemente.
Il sistema corrotto agisce come un anaconda, stritolando le proprie prede – gli italiani stessi – e digerendole lentamente. In TV dilagano i programmi spazzatura, mentre i media alimentano più o meno inconsciamente le paure delle persone, rendendole paranoiche e giudiziose verso il prossimo. Queste ultime, economicamente poste sul lastrico, sono così disperate che, per tentare di risollevarsi, arrivano addirittura a sperare in un’improbabile vittoria al Lotto. E nel peggiore dei casi, pur di non rimanere vittima dello Stato-anaconda, abbiamo visto come andrà a finire.
C’è chi, però, sceglio di voler sopravvivere. Per restare a galla in un paese che sta affondando, all’uomo non resta che liberarsi dei pesi: i valori. Orgoglio, dignità, coscienza, lealtà… Nulla è più veramente necessario. Esistere diventa resistere, la vita si riduce ad un freddo alternarsi di giorno e notte. Le persone divengono fantasmi condannati ad infestare una terra spoglia come la loro anima, senza speranze, attese, desideri, delusioni. Ciò che resta di quel guscio svuotato da ogni sentimento umano è un’unica, soffocante, sensazione: la solitudine. E l’unico modo per sconfiggere il demone della solitudine sembra pronunciare una parola. Quella che, purtroppo, nessuno riesce a dire.