French Montana è soltanto un hitmaker?
Il 6 dicembre scorso è uscito l’ultimo disco di French Montana, Montana, un lavoro che consacra ancora una volta lo stile di uno dei maggiori hitmaker nel rapgame, ma che sembra sacrificarsi a livello di contenuti e di testi rispetto ai suoi dischi precedenti.
French Montana è sicuramente uno degli artisti USA più famosi a livello internazionale. Hit come Unforgettable, insieme a Swae Lee, o No Stylist, con Drake, spesso sono ancora suonate in tutte le serate hip hop. French negli anni intorno al 2012 cercava di radicare nel rap newyorkese sonorità e stili che potessero modificare e rinnovare le solide tendenze settate da mostri sacri come Jay-Z o Nas, e ora, dopo esserci riuscito, nel 2019 sembra essersi impantanato nella sua comfort zone artistica.
Il suo nuovo disco, Montana, è un insieme di banger da club. Ad eccezione di alcuni pezzi come Salam Alaykum o Say Goodbye, il resto del disco sembra più una compilation, tante hit che facciano muovere la gente dentro i club messe tutte assieme, senza un qualsiasi tipo di concept dietro se non la potenza in termini di possedimenti materiali di cui si parla nei testi. Come ormai al giorno d’oggi la musica ci insegna, non c’è più bisogno di contenuti profondi per funzionare al meglio, ma non è neanche possibile che un album di un rapper come French Montana, che in passato aveva abituato il pubblico anche a pezzi conscious, sia così scarno dal punto di vista narrativo.
Il disco, ancor prima della sua uscita era già stato criticato anche dagli stessi fan del rapper poiché French ha deciso di inserire all’interno del disco alcuni suoi brani di vecchia data, due canzoni di grande successo ovvero No shopping con Drake e Lockjaw con Kodak Black, entrambe risalenti al 2016. Se del rapper newyorkese in questo lavoro non si possono elogiare le liriche, ciò di cui ci si può complimentare con lui è la varietà dei suoni presenti nel disco: dalle basi caraibiche con le quali Montana ha riscontrato molto successo, alle canzoni da traphouse, fino ad arrivare a qualche richiamo old school come nel pezzo Slide che vede la collaborazione di Blueface, nel quale viene campionato un estratto della base di Serial Killa di Snoop Dogg.
Lo scopo di quest’ultimo lavoro, ovvero fare tanti numeri senza troppe pretese, viene
ancor più messo in luce dalla quantità e dai nomi dei featuring presenti al suo interno:
Asap Rocky, Cardi B, Kevin Gates,
Drake, Gunna, Juicy J, Post
Malone, Chris Brown, Swae Lee, Kodak
Black.
Montana è il campanello d’allarme che forse French Montana, un tempo
innovatore, si stia impantanando nel suo stesso stile senza più riuscire a venir fuori da
questo circolo vizioso che lo porta continuamente a ripetersi nel modo di rappare, anche a
livello di flow, già di per se non una delle sue principali caratteristiche.
Risulta un album fine a se stesso, non lascia niente dopo il suo ascolto, se non la voglia
di andare ad una serata hip hop a muoversi in pista, anche se di canzoni così French ne ha
già fatte a decine. Forse sarebbe il momento per French Montana di provare ad uscire dalla
comfort zone che si è creato dopo gli ultimi due dischi, dimostrando così
di aver ancora il coraggio di sperimentare e di proporre al pubblico qualcosa di nuovo.