Geolier fa sul serio e ce lo dimostra raccontandoci “Emanuele”
Dualismo e coerenza: Emanuele è il primo album di Geolier, il giovane hitmaker di Secondigliano, che ci racconta le due facce del proprio personaggio attraverso un album completo, versatile e introspettivo.
Il “giuoco delle parti” tra Geolier ed Emanuele
La prima cosa che abbiamo compreso da quest’album è che Geolier ed Emanuele siano due entità ben distinte, sebbene legate tra di loro in modo covalente. Se volessimo interpretare e comprendere questo dualismo in chiave teatrale-letteraria, potremmo paragonarlo a quello presente nell’opera pirandelliana del “Giuoco delle parti” attraverso una similitudine tutt’altro che impossibile: come Leone Gala, Emanuele ha messo a tacere le emozioni come compromesso per attenersi a una moralità canonizzata (tutt’altro che borghese) al fine di conseguire la fama musicale, proprio come Leone fece per la nomea di “buon borghese” nella commedia di Pirandello. Questo “compromesso emotivo” nella vita di Emanuele ha preso il nome di Geolier, un rapper ambizioso e donnaiolo che sfoggia vestiti griffati e sogna valanghe di soldi e auto di prima classe. Con Emanuele, però, la faccenda è un’altra: dall’album emerge la personalità più intima di un ragazzo umile ed emotivo che vede i soldi e la fama come una rivalsa personale e sociale in seguito ad una vita di stenti e sacrifici.
Per capire la bravura di Geolier, dobbiamo analizzare la profondità del suo alter ego. Il dualismo Geolier-Emanuele si regge infatti grazie ad un filo sottilissimo che separa due mondi completamente differenti: quello dei soldi, dei macchinoni e delle belle donne che emerge nei tipici banger “geolieriani” e quello dell’emotività, dei sentimenti, della speranza e del sacrificio. Questi due mondi, all’interno di Emanuele, sono tenuti in bilico in modo eccellente, coesistendo ma non collassando l’uno sull’altro. Geolier ed Emanuele sono dunque due realtà coesistenti in una biunivocità che li rende anche complementari. In poche parole, non c’è uno senza l’altro.
La complessità introspettiva di Emanuele
L’album inizia con Intro, una traccia profondamente introspettiva nella quale risaltano parole malinconiche e cariche di significato. La canzone, che si apre con “Tu ti domandi chi sia io, ma nemmeno io lo so“, avvalora la tesi del dualismo che evidentemente è molto sentito da Geolier stesso. Il resto è un confluire di riflessioni, speranze e desideri: Geolier parla di quanto nessuno lo avesse mai guardato mentre aveva le mani sporche di grasso, di quanto voglia far felice la madre e dei suoi dubbi riguardo Dio, che non si è mai fatto vedere né sentire a Secondigliano. Questa è forse la traccia più simbolica dell’intero disco, che poi si svilupperà in due facciate alterne come abbiamo avuto modo di dire prima. La profondità e il romanticismo di tracce come Intro, Emanuele, New York e Vogl Sul A Te vengono accostati a puri banger come Mala, Mamacita feat. Lele Blade, Yacht feat. Luchè e Amo Ma Chi T Sap feat. MV Killa e Guè Pequeno. L’album infatti non si occupa soltanto di parlare del lato emotivo di Geolier, bensì di fornire un racconto sull’artista in senso lato e su tutto ciò che lo caratterizza. Pensieri e riflessioni personali dunque si mescolano a hit da club e banger estivi al fine di fornire un quadro di quello che Geolier è in tutte le sue sfaccettature.
Un album completo, versatile e scorrevole
Dopo esserci dilungati sul profondo significato dell’album, è il momento di fare i conti con il prodotto musicale. Geolier ha confezionato in 16 tracce un album pieno di pezzi molto interessanti che variano moltissimo in flow e sonorità, il che è stato abbastanza sorprendente. Dopo canzoni come Narcos e P Secondigliano ci eravamo infatti abituati ad un Geolier su beat trap destinato al mondo delle hit da estate. Ebbene, ci sbagliavam0. Dopo la partecipazione in Mattoni (clicca qui per la recensione) abbiamo compreso uno spicchio delle potenzialità di Geolier, che sono emerse a pieno in Emanuele. Il rapper partenopeo ha dimostrato di saper stare a proprio agio su beat old school in tracce come Provino, su beat trap in pezzi come Narcos, Yacht, Amo Ma Chi T Sap e addirittura su sonorità romantiche colorite di rosa come quelle di Vogl Sul A Te. La varietà di flow utilizzati è sorprendente tanto come il loro uso a seconda della tematica trattata di pezzo in pezzo, segno di una grande maturità artistica sviluppata in pochissimo tempo dal rapper napoletano. Proprio questa varietà di flow e suoni regala all’album scorrevolezza e facilità nell’ascolto, senza risultare noioso o troppo articolato. Nonostante la forte presenza del dialetto, Geolier è in grado di creare atmosfere vivide in molte canzoni usando un linguaggio quasi simbolistico, evocativo e suggestivo, che risulta comunque semplice e accessibile a tutti.
Feat. pochi… ma buoni
Quella delle collaborazioni è un’altra parentesi da aprire nel discorso su Emanuele. Stranamente non sono comparsi nomi come Samurai Jay, Vale Lambo, CoCo o Nicola Siciliano. Molti infatti si sarebbero aspettati un album in stile “Neapolitan Posse”, e invece Geolier ha pubblicato la bellezza di 12 tracce in solitaria e solamente 4 featuring all’interno. Si tratta di Yacht feat. Luchè, Como Te feat. Emis Killa, Mamacita feat. Lele Blade, e Amo Ma Chi T Sap feat. MV Killa e Guè Pequeno. Tutti i feat hanno funzionato a meraviglia, l’unica cosa che fa storcere il naso è proprio quella che invece sarebbe dovuta essere la ciliegina sulla torta: Guè Pequeno. La strofa di per sé è di pregevolissima fattura (come ormai accade da anni se si parla di Mr. Fini) eppure qualcosa non è andato come previsto. La traccia in questione era stata inizialmente pubblicata su YouTube attraverso canali paralleli con il nome di Fo Brav Fo Serij e vedeva collaborare solamente Geolier e MV Killa. La strofa di Guè Pequeno è stata infatti registrata in seguito e adattata al brano, mixata però in maniera abbastanza discutibile. C’è infatti una disparità sonora fin troppo evidente tra il ritornello di MV Killa e la parte di Guè Pequeno che presenta un piccolo deficit di mixaggio. Ad ogni modo i featuring hanno funzionato alla perfezione, in particolare Luchè, che si è distinto con una rappata in dialetto di altissimo livello. Anche in fatto di collaborazioni, dunque, Emanuele ha passato l’esame a pieni voti.
Emanuele, missione compiuta
Emanuele è stato dunque un esordio vincente in tutto e per tutto. Geolier ha dimostrato non solo di essere impeccabile nel frangente strettamente musicale, azzeccando ogni produzione e sfoggiando una varietà di flow impressionante, ma di essere in grado di far coesistere all’interno del proprio lavoro due realtà, complementari ma totalmente diverse, atte a raccontare la medesima storia: quella di sé stesso. L’album intero ruota attorno a questo scambio di identità che mantiene una coerenza inaspettata in tutti e 16 i brani, raccontando in modo perfetto due facce molto complesse della stessa medaglia. E chissà che magari Pirandello non stia strizzando l’occhio a Geolier. Oppure a Emanuele.