Il nuovo album di Rich the Kid: quando una bella cornice non fa il quadro
Rich the Kid, rapper statunitense classe 1992, è tornato sul mercato sfornando The World Is Yours 2, secondo capitolo e secondo disco ufficiale dopo The World Is Yours, datato 2018 e accolto da pareri discordanti dagli addetti ai lavori e dagli stessi ascoltatori.
Nel 2018 è stato anche ospitato da Sfera Ebbasta nella versione internazionale dell’album Rockstar, interpretando insieme al rapper di Cinisello Balsamo il brano 20 collane, sempre nello stesso anno è stato poi stato “italianizzato” con il remix di Plug Walk, sua hit conclamata, firmato Dark Polo Gang.
Gli anni di carriera del giovane rapper non sono tanti, eppure se si va a leggere nella discografia, tra EP e mixtape, si contano quasi due progetti all’anno. Anni diversi questi, anni della trap “passa e vai”, anni in cui ogni lavoro segue un ciclo di vita sempre più brevi rispetto al passato e in cui lo stesso ascoltatore, dinnanzi all’elevata offerta di prodotti musicali, si trova disorientato e obbligatoriamente costretto ad ascolti lampo e poco continui.
L’obbiettivo al giorno d’oggi, piuttosto che cercare di uscire con prodotti che sappiano rimanere nel tempo, sembra quello di riuscire a proporsi con progetti che sappiano allinearsi perfettamente con il momento e soprattutto che in breve tempo portino più numeri possibili.
The World Is Your 2 non è un disco costruito per essere un’entità unica ed indivisibile, potrebbe essere smontato e rimontato in modo diverso ma il senso non cambierebbe, 16 tracce che potrebbero essere 16 singoli da estrarre e questo non deve essere necessariamente preso come complimento.
Da Splashin (già uscita come singolo) fino a For Keeps, un lungo (forse troppo) giro in giostra dalla durata di 44 minuti, che in sé non sono tanti, ma diventano esagerati se divisi in 16 brani, seppur tutti di breve durata.
Il ritmo e le intenzioni sono le stesse dei precedenti lavori, dal punto di vista lirico non ci sono sostanzialmente grosse novità, qui si trova lo stesso Rich the Kid di sempre e che ti aspetti, in cui gli argomenti sono gli stessi che popolano gli ambienti trap da qualche anno a questa parte, messi giù con la solita strafottenza, marchio di fabbrica del rapper di Queens.
Gotta know we playing for keeps
They knocking ‘em off for cheap
I pray to the Lord my soul to keep
Made a hundred thousand, I was sleep
Non ci sono pezzi clamorosi e probabilmente nemmeno hit alla Plug Walk, ci sono tanti pezzi orecchiabili e non c’è dubbio che qua e là nell’album, anche grazie all’aiuto dei tanti featuring e di un apparato musicale che sostiene e tiene in vita tutto il progetto, si riescano a trovare comunque brani riusciti e che saranno apprezzati dagli amanti del genere, come la già nota Tic Toc con Tory Lanez, già uscita come singolo qualche mese fa.
Tra ritmi più martellanti, in cui esce tutta la leggerezza dell’artista, e brani volutamente più “dolci”, almeno dal punto di vista sonoro, come l’ultima For Keep, che risulta uno dei brani più riusciti dell’album, si arriva alla fine con la sensazione di aver ascoltato un disco ben curato e confezionato, ma al quale manca parecchio per poter essere considerato come un prodotto con le carte in regola per poter svettare tra la miriade di progetti usciti ultimamente.
Un lavoro che si appoggia fortemente sulle collaborazioni, non a caso tante e di spessore, se si considera che all’interno troviamo tra gli altri gente del calibro di Big Sean, Young Thug, Offset, Takeoff, Gunna, Lil Pump e Ty Dolla $ign.
Un sequel che dà continuità al primo lavoro ufficiale, ma che non ha la forza necessaria per imporsi come vorrebbe, nonostante la bella cornice.