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Juice WRLD brilla ancora, ma rischia di spegnersi presto

L’8 marzo 2019 Jarad Higgins – in arte Juice WRLD – ha pubblicato il suo secondo album ufficiale Death Race for Love. Il disco lo rilancia ad alti livelli dopo che l’uscita del joint album con Future WRLD on Drugs aveva diviso l’opinione dei fan tra chi ne era entusiasta e chi invece aveva storto il naso.

Death Race to Love si apre così come Juice aveva lasciato il pubblico con Goodbye and Good Riddance, ovvero con un emo rap molto dedito al pop punk che racconta il malessere e l’abuso di droghe del giovane rapper di Chicago, afflitto dalle diverse delusioni d’amore.
Così come successo a Lil Uzi Vert con la celeberrima XO TOUR Llif3, l’artista ha sfruttato questo suo stato d’animo per mettere nero su bianco le proprie emozioni e dare così alla luce il capolavoro che ha determinato il successo del suo primo album e che lo ha reso famoso in tutto il mondo: Lucid Dreams.

Dopo un inizio che, appunto, riprende il filo conduttore di G&GR, Death Race For Love presenta un Juice più consapevole e positivo nei confronti del futuro, probabilmente grazie alla nuova relazione con Ally Lotti. La tematica principale delle liriche rimane comunque l’amore: in questo progetto però essa viene affrontata mediante un processo di introspezione più critico e maturo. Non sempre l’approccio è così risoluto: spesso nel corso dell’album Higgins dimostra un’insana pazzia come quando in Make Believe, l’ultima traccia, si paragona al personaggio suicida di Stan, protagonista dell’omonima canzone di Eminem.

Anche dal punto di vista prettamente musicale l’album ricalca le orme del suo predecessore, lasciando percepire le influenze rock e pop dell’adolescenza di Juice, che all’epoca non poteva ascoltare hip hop a causa delle imposizioni della madre molto religiosa e conservatrice. Queste influenze hanno fatto si che il suo stile si identificasse in un ibrido tra la trap odierna e il pop punk di inizio millennio, portando di conseguenza all’accostamento con Post Malone e la wave da lui portata su piano globale.
Sicuramente la somiglianza musicale tra i due artisti è innegabile ma Juice rimane – a differenza del collega – molto più legato all’emo rap: corrente del quale, dopo la morte di Lil Peep, è rimasto probabilmente il più grande esponente.

Tuttavia Juice è ancora ben lontano dall’essere un artista computo: DRFL risulta essere a tratti ripetitivo nello scorrere delle ventidue tracce che lo compongono, probabilmente anche a causa della somiglianza con G&GR. La lunghezza del prodotto lo porta ad essere a tratti dispersivo: sarebbe stato opportuno eliminare qualche filler in modo da creare un lavoro sicuramente analogo al predecessore ma quantomeno dotato di maggior compattezza, permettendo all’ascoltatore di avere una migliore cognizione dell’album nel suo complesso.

Oramai album di questa durata sono molto diffusi nel mercato poichè la tendenza imperante è quella di inserire più tracce possibile in modo da fare grandi numeri e aumentare di conseguenza certificazioni e ricavi; qualche mese fa Pusha-T si era espresso a riguardo, dichiarando che “questa idea di mettere 25 tracce in un album per aumentare i propri stream è un povero modo di barare”, riferendosi in particolare a Scorpion, l’ultimo album del suo storico rivale Drake.

Tornando a Death Race For Love, l’album vanta solo tre collaborazioni del progetto: Brent Faiyaz, autore di un interludio nella prima parte dell’album, Clever e Young Thug.

Ring Ring
, la canzone con Clever, è prodotta da Rvssian e si configura come una delle candidate a diventare il singolo di punta dell’album – specialmente nel caso dell’uscita di un videoclip – considerando che i due singoli che anticipavano il progetto, Robbery e Hear me Calling, stanno facendo fatica a imporsi come pezzi di traino nonostante i più che buoni numeri.
Nella collaborazione con Young Thug per il brano ON GOD, Juice prova a proporre un prodotto in stile Drip Harder, il joint album di Lil Baby e Gunna, con un risultato piacevole ma che non lascia il segno; altre canzoni che spiccano per la varietà dei suoni rispetto al mood dell’album sono Syphilis – che tuttavia non brilla per effiacia – e la decisamente più apprezzabile Out of My Way.

In conclusione Death Race for Love può essere considerato un album riuscito: il disco rinnova al grande pubblico le potenzialità di Juice WRLD, dimostrando che non è solo un fenomeno da singoli ma un artista in grado di ritagliarsi un posto nel saturissimo panorama del rap americano odierno. Allo stesso modo, tuttavia, lancia un piccolo campanello d’allarme in termini di ripetitività del sound, facendo apparire evidente la necessità di rinnovarsi concettualmente prima di spegnersi negli stilemi della sua musica.

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