La poetica del disagio: Disme racconta le terre dell’introspezione
Malessere e tormento interiore: Disme racconta la vita cruda che ha vissuto. La terra ligure
viene raccontata da un punto di vista del tutto singolare. In collaborazione con Futura 1993
ecco l’intervista all’artista spezzino di casa Golpe che sta lasciando una nuova
impronta nella musica rap.
Disme è un rapper italiano, originario di La Spezia. Membro della crew FlavorGang, ha pubblicato il suo primo mixtape intitolato Vivo Male nel 2016. Fa inoltre parte, insieme ad altri artisti liguri, quali Tedua, Izi, Bresh, Vaz Tè, Guesan, Nader Shah e III Rave, del collettivo Wild Bandana / Drilliguria. Tra i rappers di questa importante crew italiana, che lo hanno accolto nel mixtape Amici Miei, è stato l’unico ha sviluppare ed esplorare a fondo le esperienze di vita cruda e buia. A differenza della Liguria di Tedua, assolata e ricca di vita, o malinconica, come la descrive spesso Bresh, quella di Disme è filtrata da flussi di coscienza accumunati da un’amarezza di fondo.
“Sto così in alto che se piove piango” queste le parole che aprono il ritornello del suo nuovo singolo, dal titolo MATTO, uscito l’8 maggio per Golpe, etichetta/mgmt già legata ai già citati Tedua e Bresh, la realtà di cui fa parte. Disme ha annunciato su Instagram l’uscita del brano, prodotto da SHUNE, come un prologo. Sicuramente ci si aspetta qualcosa di grande nei prossimi mesi, purtroppo però non è ancora tempo di anticipazioni. Durante la nostra chiacchierata sorge spontaneo chiedere a Disme quale sia il suo personale processo creativo quando lavora ad una canzone. Risponde: “Quando scrivo non so cosa sto per dire, non ho idea di quale tematiche affronterò nella canzone e nemmeno il titolo ho deciso. Non ho appunti in quaderni o block notes con rime e frasi pronte ad essere usate. Ascolto e seguo il flusso del beat in base al sentimento che mi trasmette”.
Il malessere e il disagio interiore sono due tematiche ricorrenti nei brani dell’artista spezzino. Li esplora, li analizza fino a farli diventare la propria forza creativa. Durante l’intervista sorge spontaneo chiedergli quando nasce questa sua forte necessità comunicativa: “Nasce dal momento in cui sono al mondo. Uso il rap per sfogo e per raccontare i miei pensieri, le mie esperienze di vita. Mi viene spontaneo parlare del disagio perché l’ho vissuto e lo vivo tutt’ora. Ho sempre avuto sin dall’inizio più o meno la stessa attitudine, non sono mai cambiato”.
La forza creativa di Disme è racchiusa nel racconto di sé e del suo tormento. Il suo carattere introspettivo viene utilizzato come un’arma che puntualmente mette in gioco per differenziarsi dalla scena rap-trap attuale, come se fosse una sorta di terapia personale. La poetica del disagio è un marchio di fabbrica ricorrente in tutti i suoi brani, gli permette di creare un legame molto intimo con l’ascoltatore, il quale è in grado di lasciarsi trasportare dall’esperienze che gli vengono raccontate.
Disme nei suoi brani racconta spesso di solitudine, odio e droga. È evidente che ci sia un rapporto molto intenso tra lui, la sua musica e quel mondo che vive giorno per giorno. Così diventa naturale chiedergli quale sia il ruolo della musica nella sua vita e quando ha iniziato a muovere i primi passi nel rap: “Ho iniziato a rappare all’età di 13-14 anni e questa cosa mi ha cambiato la vita, perché qualsiasi cosa che non fosse musica, dal quel momento, è stata messa in secondo piano. È vero, nei miei brani ho parlato di odio e droga come tematiche che ho vissuto in prima persona, ma non credo che il rap mi abbia salvato, il mondo là fuori mi sta ancora risucchiando e quello che dico nei testi oltre ad essere passato è anche presente”.
Sicuramente è un talento di cui si sta iniziando a parlare in questo periodo e nei prossimi anni sicuramente la sua musica arriverà a un pubblico più vasto. Sarebbe bello pensare che un giorno talenti come il suo possano seguire la strada europea che artisti rap-trap del calibro di Sfera, Ghali e Salmo già da qualche anno stanno percorrendo eccellentemente. A precisa domanda su dove Disme pensa che la scena rap italiana sia posizionata in Europa in questo periodo storico l’artista risponde: “Secondo me in Europa per quanto riguarda il rap in Francia sono i primi, poi c’è il Regno Unito e poi l’Italia al terzo gradino del podio”.
di Stefano Rizzetto
In collaborazione con Futura1993 il network creativo creato da Giorgia
Salerno e Francesca Zammillo che attraversa l’Italia per raccontare la musica come nessun
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