• Home
  • I dolori del giovane Arturo

I dolori del giovane Arturo

Lo scorso 19 Aprile è uscito “Arturo”, la prima fatica da solista di Arturo Bruni, in arte Side Baby. L’atteso primo disco ufficiale del rapper romano si configura come un inno all’introspezione e all’intimità che si focalizza sulle tante cadute dell’artista e sulla propria capacità di rialzarsi.

Il disco è stato annunciato in maniera inaspettata qualche settimana prima, ed è stato accompagnato da una promozione abbastanza atipica ed inusuale. Un’affollata Side House ha preso il posto dei canonici instore tour in giro per l’Italia. Una presentazione originale e riuscita, specchio di un album che mira a colpire fan e ascoltatori occasionali sin dal primo momento.

L’ex membro della Dark Polo Gang  ha concepito questo suo progetto in un’ottica di rinascita, personale e musicale. Dopo la rottura burrascosa con il gruppo con cui è salito alla ribalta (il cui canto del cigno è stato SickSide) Side si concentra sul trovare la propria strada per risalire la china. Questa rinascita viene, tra le altre cose, suggerita dalla copertina che raffigura lui con un orsetto – regalo di sua madre da quando è bambino – immerso in un liquido che richiama la placenta.

Anche il titolo, in quest’ottica, non può che essere il nome proprio del rapper: Arturo si configura dunque come la porta d’ingresso nel mondo di Side, finalmente in grado di presentarsi in prima persona.

Anche a causa dell’eterogeneità dei singoli assenti nell’album Medicine, Nuvola e Non Sei Capace  e fatti uscire nei mesi precedenti, la curiosità verso questo esordio da solista è stata alta sin da subito, seppur con diversi dubbi riguardo la direzione poco chiara che il progetto avrebbe presto. La novità di Night Skinny come producer (invece dello storico amico Sick Luke, presente comunque in due produzioni) ha contribuito a stuzzicare ulteriormente le aspettative.

Aspettative che, tra alti e bassi, sono state parzialmente soddisfatte.

Il Side che incontriamo in questo progetto è profondamente segnato dagli avvenimenti dell’ultimo anno: Arturo ne ha passate di cotte e di crude e ha voluto comunicarlo al mondo. Arturo sembra un romanzo epistolare, lettere cupe e disilluse che tuttavia riproducono in maniera efficace e fedele i caleidoscopici stati d’animo di Side Baby.

In Freddo – brano impreziosito da un featuring di Luché – Arturo è amletico e angosciato, mentre in Ghiaccio fa trapelare una luce dal tunnel. In Jappone esprime tutti quegli innocenti sentimenti post-adolescenziali di volersene andare via e fuggire da tutto, fino ad arrivare ad una malinconica Non ci sei tu. A questi pezzi più introspettivi si mescolano brani più sfrontati come RIP o Frecciarossa, pezzo arricchito da un intramontabile Guè Pequeno.

A chiudere il progetto, la titletrack che vede la presenza della madre di Arturo. Le parole, commoventi e dolorose, esprimono con semplicità tutto quello che una madre può dire a un figlio che sta provando ad uscire da una situazione sconfortante con le sue forze e fanno da cornice ad un lavoro che assume tinte catartiche.

La qualità principale di questo progetto è sicuramente il fatto di comunicare creando un filo tra Side e l’ascoltatore.

Attualmente ci troviamo una grande quantità di dischi che, pur definiti dai loro autori come “un lavoro intimo e personale” difficilmente riescono a manifestare qualcosa di concreto e coerente all’ascoltatore. Arturo al contrario rappresenta un’immagine nitida e chiarificatrice dei conflitti e delle lotte interiori di Side.
La depressione del giovane non è urlata né è particolarmente shocking: al contrario assume un aspetto grigio, polveroso, che tuttavia cerca di connettersi con i sentimenti di malinconia esistenziale che pervadono i giovani adulti del 2019.

Le produzioni di Night Skinny ben reggono il sentimento generale del disco, sviluppati con l’intento di rispecchiare l’ambientazione nebbiosa e grigiastra del progetto.

In una scena rap che si avvicina sempre di più al glam, al pop e ai colori sgargianti, Side si muove in una direzione differente. La manifestazione del successo personale passa in secondo piano per lasciare spazio ai turbamenti interiori.
La mancanza della canonica hit può generare perplessità giustificabili: tuttavia è coerente con la linea del progetto, disinteressato alla creazione di un tormentone. Side voleva fare un disco intimo e così è stato.

Ma il progetto è comunque lontano dall’essere un esordio totalmente riuscito. In primis, l’eccessiva tinta intimista del disco è stata limitante per il progetto stesso: la fedeltà a una sceneggiatura già decisa ha portato il lavoro di Arturo a peccare di ripetitività in alcune parti. Il flow decisamente rivedibile e basico non ha di certo aiutato ad aggiungere imprevedibilità e verve al disco, mostrando spesso un Side in difficoltà nel cavalcare in modo pregnante le basi stese dai due producer.

Arturo è in ultima analisi un lavoro lodevole negli intenti e che può contare sulla presenza di alcuni episodi riusciti; di contro, tuttavia, mostra un autore ancora acerbo nel riuscire ad esprimere il suo mondo interiore in modo davvero convincente, risultando poco ispirato nell’effettivo assemblaggio di un progetto che difficilmente supererà la sfida del tempo.

Side ha mosso il primo passo lungo il nuovo sentiero che si appresta a percorrere: sicuramente un passo ancora incerto, ma non privo di coraggio. È innegabile però  che Side debba necessariamente affinare le proprie armi per dimostrare di poter lottare a pieno titolo in questo rap game, o rischia di perdersi del tutto prima di arrivare al traguardo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici