$uicideBoy$: anche oggi mi ammazzo domani
Dopo una discografia che conta all’attivo una miriade di ep, alcuni mixtape e un album ufficiale, i $uicideboy$ inaugurano il loro 2019 artistico con la pubblicazione di Live Fast Die Whenever, ep di 6 tracce anticipato dall’uscita dei due singoli, nothingleftnothingleft e Aliens Are Ghosts.
Scott Acenaux Jr e Aristos Petreou, conosciuti rispettivamente come $crim e Ruby da Cherry (ma non solo: i due sono riconosciuti anche con una ventina di altri alter-ego) sono due cugini di New Orleans che, dopo diverse esperienze concluse con un nulla di fatto che ne hanno determinato una vita piuttosto fallimentare, decidono di darsi un’ultima possibilità: intraprendere un percorso che se non avesse portato entrambi al successo entro i 30 anni li avrebbe costretti al suicidio. Nascono così i $uicideboy$, un patto di sangue con in palio la vita o la morte.
È forse proprio il fattore last chance che ha determinato il buon esito del progetto $uicideboy$; l’11 aprile di quest’anno $crim ha compiuto 30 anni, ma il successo del duo è ormai già da molto tempo chiaro a tutti, anche fuori dagli Stati Uniti, tant’è che c’è stato un netto cambio di tendenza nel modo di fare musica dei due, segno che probabilmente non era più questione di vita o di morte. Il 2018 è stato l’anno di I Want to Die in New Orleans, il primo album ufficiale nonché unico progetto rilasciato nel corso dell’anno, a differenza degli anni precedenti, in cui venivano pubblicati molti ep e mixtape.
Per il 2019 invece i due hanno deciso di andare oltre, di sperimentare qualcosa di nuovo, di innovarsi: un desiderio che li porta a lavorare a Live Fast Die Whenever, l’ep che ha fatto parlare di sé prima della pubblicazione soprattutto per la presenza, lungo tutta la, seppur breve, durata del progetto, di Travis Barker, il famigerato batterista dei Blink182, che ha curato insieme ai $uicideboy$ le produzioni e in alcune tracce ha anche suonato la batteria. Quello che non tutti sanno è che per le strumentali di tre tracce, il duo ha potuto contare anche sull’apporto di Munky, lo storico chitarrista dei Korn, band metal della California.
Live Fast Die Whenever non è infatti un progetto influenzato dalle sonorità pop punk tipiche dei Blink, come molti fan potevano aspettarsi dopo l’annuncio di quello che si presenta come un joint album con Travis Barker. L’immaginario artistico tetro dei $uicideboy$ si sposa con le caratteristiche di entrambi i musicisti per la creazione di un lavoro che segna un’evoluzione nel percorso artistico del duo di New Orleans, che mai si erano spinti verso dei suoni così tanto influenzati dal metal. Scott Aceneaux Jr e Aristos Petrou, riprendono le tematiche ricorrenti in tutta la loro discografia, come la morte e tutto ciò che ci ruota attorno, ma le rivisitano in una chiave musicale che permette all’ascoltatore di sentirsi ancora più vicino alla rabbia e al dolore del duo, sentimenti che nonostante il successo raggiunto, continuano a caratterizzarne i lavori.
L’ep si dimostra un esperimento riuscito con buon esito: i $uicideboy$ mantengono la loro attitudine e si allacciano musicalmente al loro passato, riuscendo però a fare un passo decisivo verso la sperimentazione di un suono ben più ricco e costruito rispetto alle strumentali piuttosto basilari, seppur ben funzionali al loro stile, alle quali ci avevano abituato negli anni, seguendo la tendenza che sta piano piano riportando la musica suonata ad avere un ruolo importante nelle produzioni hip hop.
Probabilmente da un punto di vista musicale potevano essere sfruttati più a fondo Travis Barker e Munky, ma questo avrebbe presumibilmente portato lo stile dell’ep troppo distante rispetto agli standard dei lavori precedenti dei due cugini, che confermano con questo lavoro il loro successo e accumulano nuovi consensi, allontanando definitivamente l’opzione del suicidio.