Legends Never Die: il doppio lascito di Juice WRLD
A distanza di circa 7 mesi dalla morte di Juice WRLD, il 10 luglio è stato pubblicato il primo disco postumo del rapper di Chicago, Legends Never Die, il quale, con più di 500k di copie vendute, è diventato l’album più venduto dell’anno durante la prima settimana, piazzandosi nella top 5 dei migliori debutti di sempre.
Da quanto ci è dato sapere, con ogni probabilità Legends Never Die sarà il primo di una serie di progetti postumi firmati Juice WRLD che potremmo ascoltare da qui a qualche anno, vista l’enorme quantità di inediti e provini che Jarad avrebbe inciso durante la sua breve ma intensa carriera: c’è chi addirittura mormora esistano più di 2000 registrazioni.
Un altro album sembrerebbe confermato, The Outsiders, inizialmente dato in uscita come primo disco postumo, mentre dovrebbe essere già in arrivo anche la deluxe di Legends Never Die, che secondo la tracklist proposta da Genius sulla base di indiscrezioni e leak, dovrebbe contenere altri 9 brani, per un totale di 30 brani. Tanti, troppi forse.
Lo sarebbero sicuramente per la maggior parte degli artisti, ma forse non per Juice WRLD, che ha ribadito una volta ancora il suo talento cristallino dimostrandosi capace di amalgamare in Legends Never Die la sua dimensione più profonda e la sua attitudine commerciale. Due approcci artistici diametralmente opposti ma coniugabili in una formula vincente che lo ha portato ad affermarsi come uno degli artisti più apprezzati e rispettati dell’ultimo lustro, una vera e propria icona generazionale.
Questi due approcci sono ben distinguibili per lunghi tratti nel corso delle 21 tracce di Legends Never Die, una lunghezza che solitamente è complicata da gestire ed è spesso condannata in quanto appesantisce il disco, tendendo a renderlo troppo dispersivo, ma che se proposta in modo ponderato riesce a valorizzare un progetto.
L’album in questione non è del tutto esule dai risvolti negativi di una scelta di questo tipo e alcune tracce, così contestualizzate, rischiano di risultare dei filler, ma ne risente in misura ridotta grazie a diversità e profondità delle tracce, quest’ultima percepibile soprattutto con le lyrics sotto gli occhi.
Che la musica di Juice WRLD sia una di quelle sensazioni che ti tocca nel profondo e che fa emozionare ormai non era più da tempo un mistero, ma sentire la voce di Juice in Legends Never Die, durante gli interlude è decisamente toccante, e permettono all’ascoltatore di immedesimarsi ancora di più durante l’ascolto. The Man, The Myth, The Legend è invece un elogio all’artista, una raccolta di registrazioni in cui alcuni dei più importanti esponenti della scena rap celebrano la bravura e l’importanza di Juice WRLD.
Non ci è dato a sapere quanto Legends Never Die sia stato effettivamente frutto di un disegno di Juice, quante e quali canzoni fossero effettivamente pensate per quest’album, ma Lil Bibby, il CEO della A Grade Productions, l’etichetta di Juice, garantisce che la scelta della tracklist e dei featuring è stata il più fedele possibile all’idea del rapper, ed è stata sviluppata in modo tale da rispettarne il più genuinamente possibile il volere.
A prescindere da questo però, l’album raramente risulta forzato nei suoi passaggi ed i featuring, a contrario di quanto potrebbe inizialmente sembrare, risultano naturali in tutto e per tutto: Polo G era da tempo amico di Juice, con il quale condivideva la provenienza da Chicago, con Trippie Redd, The Kid Laroi e Helsey aveva già collaborato in passato con buoni risultati, mentre Marshmello in Come & Go è riuscito a legare a Juice il suo indistinguibile sound in una formula non del tutto inedita per Jarad, ma assolutamente funzionale e piacevole.
In precedenza si è parlato del doppio approccio proposto da Juice, o da chi ne ha composto la tracklist, in Legends Never Die: ecco quindi che possiamo considerare il progetto alla stregua di un doppio album, un doppio lascito diviso in modo non netto e assoluto in una prima e una seconda parte. La prima è quella caratterizzata da un’indole più commerciale, in cui si trovano tutti i featuring e in cui i temi ricorrenti della discografia di Jarad sono affrontati con un’ottica meno drammatica, figlia di quel Juice WRLD che ascoltato e apprezzato durante il 2019, in particolare in Death Race To Love.
Was a lost cause with some lost love
It ain’t my fault, pain chose us
Nella seconda parte di Legends Never Die invece si è catapultati nel rinomato immaginario di dolore e sofferenza di uno straziato Jarad, sempre in continua lotta con le sue dipendenze e i suoi demoni, gli stessi che avevano caratterizzato in lungo e in largo Goodbye & Good Riddance, e che nemmeno l’amore e la relazione con Ally Lotti erano riusciti a scacciare del tutto.
My girlfriend worried about me, think I’m gon’ kill myself
Sorry, baby, I’m just really tryna feel myself
Ecco quindi spiegato perché la lunghezza del disco non si riflette in maniera eccessivamente pesante sulla scorrevolezza dello stesso, in quanto dando la possibilità di approfondire ancora una volta gli spettri di Juice, contrapposti al tentativo, mai riuscito fino in fondo, di prendere in mano la propria vita senza condizionamenti esterni, un po’ sulla falsariga del concetto di “Swimming in Circle” affrontato in maniera più consapevole da Mac Miller nel suo doppio album.
Legends Never Die non è certamente Circles, album capolavoro che si è ormai imposto come metro di paragone per giudicare un buon disco postumo, in quanto raramente eccelle, ma è comunque un progetto chiaramente fedele alla visione artistica di Juice WRLD, il quale riesce ancora una volta a proporre nuova musica senza stravolgere il suo stile ma senza risultare ripetitivo sul lungo.