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Mostro è diventato ricco parlando del diavolo

Il 26 aprile Mostro è tornato sulla scena con The Illest Vol.2, sequel del primo volume uscito a giugno 2015.  Questo nuovo capitolo discografico arriva dopo l’ottimo successo di Ogni Maledetto Giorno, certificato disco d’oro dalla Fimi.

Cosa, e soprattutto chi, ci troviamo di fronte ascoltando The Illest Vol.2? Memori del disco precedente, la prima impressione è quella di un artista che ha continuato il percorso intrapreso in Ogni Maledetto Giorno. Il 27enne romano sembra aver iniziato un’importante maturazione, artistica e personale: per quanto gli argomenti della sua musica siano rimasti pressoché gli stessi, infatti, il modo in cui sono trattati ha subito un’interessante variazione.

Pezzo dopo pezzo e disco dopo disco, Mostro sta iniziando a scrollarsi di dosso quella pesantissima etichetta di “rapper che fa musica per adolescenti”, che una discreta fetta di pubblico gli ha più volte superficialmente attribuito. Ciò che si nota fin da subito è una sorta di continuità – ma allo stesso tempo di rottura – con i precedenti Tre Stronzi Mixtape e con il primo volume della saga.

Nel suo nuovo progetto Mostro riprende tramite citazioni e riferimenti particolari il suo tape realizzato nel 2012 con Ill Movement, dove a fare da padrone erano le liriche aggressive e la sfida quotidiana con la depressione. Col passare degli anni la questo trend ha iniziato a diventare sempre più fragile fino alla sopracitata rottura di cui si fa portavoce il primo singolo estratto da The Illest vol.2, Non voglio morire.

È proprio il titolo del pezzo a fare da leit-motiv nei due minuti di brano: Mostro parla in maniera sincera e a cuore aperto, elencando tutte quelle cose che ancora vuole fare e rifare, con il peso della consapevolezza che il tempo a disposizione sia relativamente pochissimo. Questo rimanda una traccia di Tre Stronzi Mixtape: Non voglio morire si ricollega in un certo senso a quel “Mamma scusami se ti ho detto che volevo morire” con cui Mostro apre Ho fatto quello che ho potuto. 

The Illest Vol.2 si muove quindi verso i topos che hanno caratterizzato la carriera di Mostro: l’introspezione, la ricerca del proprio io e l’egotrip fanno da linee guida per tutto il resto del disco, cosa che già si nota nei due mood opposti della prima traccia, L’anno del serpente. Qui, l’artista di Honiro ripercorre i momenti più simbolici della sua carriera e si immedesima nel serpente che sbuca dal nulla, azzanna gli ascoltatori e soprattutto gli altri rapper, con il killer instinct di chi è sempre pronto a competere con chiunque.

L’intro offre un ottimo scorcio sui contenuti del disco. Il demoniaco essere che vive in Mostro emerge nettamente in Diavolo magro e Cani bastardi – altri due singoli che hanno anticipato il lavoro ma soprattutto in Still Ill, la tanto attesa traccia con Nick Sick, l’altro componente dell’Ill Movement. Un amarcord incredibile per i fan del trio romano, che riporta alla luce i fasti di Tre Stronzi Mixtape nel modo più auspicato, ossia declinando la rabbia mai sopita mediante barre senza peli sulla lingua e politicamente scorrette.

Un’interessante chiave di lettura per esprimere al meglio il concept di quest’album è proprio qui. “Sono diventato ricco parlando del diavolo” asserisce Mostro con beffarda consapevolezza: il rapper non è mai cambiato, è soltanto cresciuto nel corso degli anni e così ha fatto di riflesso la sua musica. Giorgio è sempre vicino agli argomenti delle prime battute della sua carriera, tuttavia adesso è capace di esprimere le suddette tematiche con maggiore coscienza.

Il viaggio nella mente di Giorgio prosegue in maniera più intensa con Voci in testa e Nicotina. Due tracce posizionate una dopo l’altra che vanno a completarsi per offrire un quadro quanto mai concreto dei pensieri del rapper: se nella prima – che presenta un feat di MadMan non eccessivamente brillante – Mostro parla del’altalenante rapporto con i propri spettri e demoni, nella seconda il rapper pone l’accento su brutti sogni, ansia e sulla mancanza di pace che lo affligge quotidianamente.

Non manca l’esercizio di stile dai toni più classici quale Sono quel che sono, pezzo ricco di citazioni agli artisti che lo hanno maggiormente ispirato; da segnalare anche lo storytelling appassionante di Guanti neri, balaclava, dove Mostro si impersona in un padre di famiglia che, vivendo nella più totale povertà, sceglie la strada della malavita, trovando però ad aspettarlo soltanto un finale tragico.

Tutto passa è l’immancabile pezzo motivazionale che Mostro ha scritto sia per sé stesso sia per l’ascoltatore: il concetto basilare attorno al quale ruota il brano è l’importanza di affrontare al meglio delle proprie possibilità le difficoltà che la vita pone davanti ogni giorno per giungere ad essere in pace con sè stessi. Il disco si conclude con Le tre di notte, una presa di coscienza da parte dell’autore che dopo un lungo viaggio arriva finalmente alla comprensione della propria natura ed essenza, esprimendo tutto questo mediante uno dei ritornelli più emozionanti e significativi della sua carriera.

The Illest vol.2  è un progetto estremamente concreto. Un lavoro riuscito che, sebbene non aggiunga nuove tessere al mosaico della carriera del rapper – complice la ridondanza dei noti argomenti cari al rapper e un’eccessiva esagerazione del proprio personaggio – ne rinnova al pubblico la forte carica emotiva e lirica, mostrando un netto affinamento delle proprie abilità che non si limitano ad una scrittura largamente evocativa ma anche ad interessanti esperimenti tecnici per quanto riguarda flow e delivery.

Mostro è ancora quel figlio del diavolo che oggi ha finalmente trovato la sua strada nella musica, restando sempre coerente con sé stesso.

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