Waiting Room: è il momento di porgere i fiori a Vaz Tè
Esiste una logica decisamente imprescindibile quando si parla del mercato odierno: per sopravvivere nel mondo della musica bisogna restare sempre sulla cresta dell’onda pubblicando il numero maggiore di singoli, featuring, album, possibili. Il rischio per un artista, rimanendo in silenzio, è che il pubblico si dimentichi di lui, rimpiazzandolo senza troppi problemi con il rapper del momento, reduce da un paio di hit da playlist e subito additato come la next big thing. Passano pochi mesi ed ecco che il ciclo si ripete.
Capita a volte, tuttavia, che qualcuno riesca a sfuggire alla macchina, inserendosi nelle pieghe del tempo e fluttuando al di sotto del mercato. Aspettando, attendendo qualcosa che dia lo slancio per tornare in superficie. Questo è esattamente quello che ha fatto Vaz Te, facendo crescere poco a poco l’hype intorno alla sua figura senza seguire alcuna tattica, senza retoriche volte a dilatare le tempistiche: l’attesa era il prezzo da pagare per studiarsi, per trovare la propria dimensione e sconfiggere gli spettri.
I fan di lunga data di Vaz Te avranno creduto a stento ai loro occhi quando lunedì scorso Alessandro ha pubblicato sul proprio profilo instagram l’annuncio che attendevano da tempo: la data di uscita di un progetto discografico. Non l’attesissimo VT2M – su quello ancora nessuna notizia – ma un EP: Waiting Room, la sala d’attesa. Concepito come un antipasto per l’album di debutto vero e proprio, l’EP ha comunque una rilevanza non indifferente nel percorso artistico di Vaz Te: si tratta infatti del suo primo progetto dal 2014, quando pubblicò a quattro mani con Tedua un altro piccolo gioiello per i fan del rap made in Genova, l’EP Medaglia D’oro.
Al progetto seguì nel 2016 l’annuncio del mixtape VTM, la prova del 9 per la consacrazione del profeta di Palmaro. Il resto, purtroppo, è storia: rimandi, riscritture, cancellamenti, singoli sparsi. Ma del disco nessuna traccia.
La paura di molti, specialmente di chi ha intravisto una scintilla speciale in Vaz Tè, è sempre stata quella di non veder mai realizzarsi appieno il talento dell’autoproclamato Drill King. Proprio come quei calciatori il cui unico ostacolo verso il successo risiede nella propria testa, Alessandro emanava un’aura di innata indolenza: palleggi, sprazzi di skills e una volta ogni tanto dei roboanti gol che mostravano in totale dispiegamento le sue qualità. Ma si trattava solo qualche attimo, prima di tornare in silenzio – volontariamente – in panchina. Ma dagli spalti i più attenti si erano già accorti di avere davanti un papabile candidato alla corona.
Vaz Te ha sempre voluto tenersi a suo discapito fuori dagli schemi, avvertendo con il passare degli anni una pressione sempre maggiore provenire dall’esterno: gli insaziabili fan e il peso dell’attesa, unito alle difficoltà di trovare la giusta dimensione musicale. La silenziosa cancellazione di VTM, concettualmente abortito dopo solo tre pezzi nel periodo in cui il nome del suo autore iniziava ad espandersi al di fuori della propria regione, è sintomatico di un’anima largamente insoddisfatta del proprio lavoro, fino a che esso non raggiunge un grado di perfezione che nemmeno l’autore stesso non riesce a individuare: l’unica certezza è che non è ancora il momento. Ma si fa largo la consapevolezza di avere ormai delle promesse da mantenere.
Ed ecco quindi che Waiting Room giunge alla fine di un periodo positivo per il rapper ligure che regala ai fan, prima ancora di un disco, la certezza di provare a non perdersi più. Ritrovata la continuità garantita anche da un adeguato supporto a livello discografico, il progetto si inserisce nell’ottica di confermare la capacità di Vaz Te di rendere su un progetto più ampio rispetto alla disordinata pubblicazione di singoli slegati tra di loro. L’Ep conferma l’estro lirico di Alessandro Dos Santos, la cui poetica si inserisce con continuità rispetto a quanto anticipato in questi anni senza snaturarsi: il lungo periodo di tempo non assopisce la sua verve, anzi ne rinforza gli stilemi.
Sul tappeto sonoro curato da Don Joe, Garelli, Sick Luke e il sorprendente rookie DaGlocc, Vaz Tè porta l’ascoltatore sul tetto del palazzo più alto di Palmaro e gli mostra un panorama dalle tinte agrodolci. Nelle sei tracce che compongono il progetto il rapper esplora un discreto novero di mood e ambienti: dalla tonante opening Benvenuto – programmatico manifesto del suo approdo 2.0 nella scena – passando per i malinconici toni di Stazione Centrale (con Guesan & IllRave) e Pesche e Vino (accompagnato da Gianni Bismark e Bresh), fino alla conclusiva Outro (Drillgod), probabilmente il brano più sorprendente dell’intero progetto.
Dopo essere stato accompagnato nel viaggio da alcuni rappresentanti della famiglia Drilliguria, Vaz Te si appresta ad avviarsi all’uscita della sala d’attesa tra note quanto mai introspettive: Outro è un brano epistolare, una lettera ai fan e a se stesso in cui – tra le righe – traspare una sensazione così tangibile da attanagliare chiunque sia all’ascolto: la consapevolezza di essere sfuggito, forse, alla tempesta.
La paura, sia essa quella di lasciare perdere tutto di nuovo o di dover “farsi venire rime buone per i prossimi cent’anni” è motore propulsore e condanna allo stesso tempo, fantasma con cui l’artista convive e che rischia di soffocarne la carriera. Ma si aggiunge qualcosa, arrivati a questo punto del viaggio: la forza maieutica della propria musica permette al rapper di giungere alla conclusione che, con tutta probabilità, la strada intrapresa è quella giusta. Loro già lo sanno, sono stati gli altri a farlo santo: accettando l’investitura del popolo, Vaz Te compie lo step necessario per restare a pieno titolo nel gioco, senza tergiversare. Adesso puó tentare di porre il proprio nome in pianta stabile ai massimi piani del genere, senza comunque dimenticare la missione di tanto tempo fa, ossia onorare e difendere il villaggio.
Waiting Room è un progetto che lascia largamente soddisfatti sia i fan di lunga data del Drill King sia chi ne ha solo letto il nome in qualche featuring e si approccia per la prima volta ad un suo lavoro. Questo grazie a un Vaz in grande spolvero per la sua prima, un novero di collaboratori intenzionati a impreziosire un progetto fondamentale nella continuity musicale dell’anfitrione e un tappeto sonoro in perfetta sinergia con le armi liriche di Alessandro. Tuttavia il suo valore reale si dispiega appieno principalmente a chi ha sperimentato l’attesa e il timore del silenzio, per poi venire ampiamente ripagato della fiducia: Vaz Tè ora indossa con coscienza la maglia numero 10, scaldando il pubblico a sufficienza per tenerlo con il fiato sospeso in attesa della prossima giocata, quella definitiva.
La sala d’attesa è stata agghindata a dovere, rendendo il soggiorno più che adeguato alle aspettative: ora la porta principale può finalmente essere aperta. Non si conoscono ancora tempi e modi, ma accadrá: e questo, per ora, è ciò che più conta.