Detroit 2 è l’apice della carriera di Big Sean
Il 4 settembre Big Sean ha rilasciato il suo quinto disco ufficiale, Detroit 2, sequel del mixtape del 2012. L’album segna il ritorno sulle scene del protégé di Kanye West dopo quasi tre anni quando, nel giro di pochi mesi, aveva rilasciato prima il suo quarto disco, I Decided., e poi il joint album con Metro Boomin, Double or Nothing.
Anticipato di una settimana dai singoli Deep Reverence, in collaborazione con il compianto Nipsey Hussle, e Harder than my demons, D2 si presenta senza dubbi come il più ambizioso progetto di Sean. Ventuno tracce – con tre skit interpretate da niente meno che Dave Chapelle, Erykah Badu e Stevie Wonder – per un’ora e dieci di musica: sicuramente una scelta controcorrente rispetto alle tendenze della scena odierna, che tendono a ridurre la durate di tracce e dischi.
Come evidente dal titolo, Sean parte dalla sua città natale, la decadente Detroit, per esprimere le proprie riflessioni su vari argomenti circondandosi di vari collaboratori che alleggeriscono il progetto e permettono al lead artist di realizzare il disco esattamente come voleva . Fra i nomi spiccano Lil Wayne, Eminem, Post Malone e Travis Scott, oltre all’ex fidanzata Jhené Aiko, Young Thug e Anderson .Paak.
I punti salienti del progetto si hanno quando Sean e company lasciano spazio all’introspezione, come in Deep Reverence nella quale viene esaminata la relazione con Jhené, parlando anche dell’aborto spontaneo avuto dalla cantante, o in Don Life in cui, a dispetto di quanto possa evocare il titolo, BS e Lil Wayne parlano di come l’odio altrui sia una motivazione ulteriore per eccellere. Spicca anche Guard Your Heart, in collaborazione con Paak, Wale e Earlly Mac, in cui si riflette sulla legacy che verrà lasciata tramite la propria musica e nella quale Sean racconta anche delle difficoltà relazionali dovute alle faide degli altri. Sean è infatti sotto contratto sia la G.O.O.D. Music di Kanye (dal 2007) che alla Roc Nation di Jay-Z (dal 2014). Inoltre, l’etichetta di West è gestita da Pusha T ma BS è molto legato a Drake, con il quale King Push è in beef da quasi un decennio.
Come sempre per un disco di tale durata ci sono pezzi che possono apparire riempitivi, come Time In (in collaborazione con la Aiko) e The Baddest, ma forse la vera ragione è che Sean si era già cimentato in brani simili in maniera maggiormente incisiva.
Dal punto di vista delle produzioni il disco è molto coerente e coeso, superando uno dei limiti della precedente discografia del rapper di Detroit. Fra di esse spiccano sicuramente la barocca Harder than my demons, realizzata a dodici mani (fra le quali quelle di Mike Will Made It e di DJ Dahi), e Body Language (altra collaborazione con la Aiko a cui si aggiunge anche Ty Dolla $ign) caratterizzata dal campionamento di Soulful Moaning di Shawn Harris, artista R&B proprio di Detroit.
Detroit 2 si dimostra il progetto più riuscito di Big Sean. Forse non il più godibile date lunghezza e densità tematica, ma è un progetto che merita la palma di miglior lavoro dell’artista per diverse ragioni: le grandi ambizioni, rispettate a pieno, alle proprie radici, la scorrevolezza per nulla scontata, la maturità personale e artistica che l’autore dimostra. Inoltre, riuscire a realizzare un sequel migliore dell’originale non è un’opera affatto semplice. Ma, soprattutto, D2 è un disco che nasce dall’esigenza di raccontare e affidare sé stessi alla musica senza lasciarsi divorare da questa necessità.