Trap in Italia, questa sconosciuta
Se facessimo una lista delle parole usate più a sproposito nelle discussioni musicali in
Italia, la parola Trap si classificherebbe prima, seconda e terza.
Il 20 novembre del 2014 usciva il video di XDVR, traccia più rappresentativa del
fenomeno Trap in Italia, e appena 2 mesi dopo arrivò quello di Zero in cui
Sfera Ebbasta si autoproclamava “Trap King in persona”.
Da lì ad oggi i quesiti e le incertezze riguardo alla vituperatissima (ma mai compresa per
intero) Trap si sono centuplicati e sono state fatte mille e ancora mille
spiegazioni personali che toccano talvolta il ridicolo.
C’è chi dice che TRAP sia una sigla corrispondente a TRASH
RAP, chi dice che sia una corrente musicale nata prima dalla musica house e poi
convertita al rap; insomma, l’avrete capita anche voi l’antifona: ogni
spiegazione data dai maligni è funzionale al dipingere la musica trap come qualcosa esterno
dalla seriosità insita nel vero hip hop. In poche parole, musica da tamarri.
Facciamo un passo indietro.
Ci troviamo ad Atlanta, a metà degli anni 90.
Ai tempi il Southside (i vecchi stati confederati, per intenderci) si stava prendendo la sua
fetta di pubblico: capitale della new wave sudista era Houston, dove caposaldi della storia
dell’hip hop come DJ Screw incidevano e producevano i loro capolavori
e dove Pimp C e Bun B (sotto il nome
degli UGK) fungevano da apripista al viatico trap creatosi successivamente.
Atlanta, ai tempi centrifuga nella scena rap, donò in quei tempi uno dei gruppi luminari del tempo: i famigerati Outkast, che anche i meno avvezzi al rap americano conosceranno per la celeberrima Hey Ya.
Sulla spinta artistica generatasi attorno alla Spaghetti Junction l’underground di ATL, proveniente dalla cultura delle trap house, andò in fermento e iniziò a inserirsi con vigore in quella corrente che oggi definiamo la Dirty South (Master P, Three 6 Mafia, ecc.)
Questi artisti iniziarono a rappare l’Atlanta dello spaccio, del
traffico di armi e dei giovani oppressi da un sistema che quasi costringeva al ghettizzarsi
nelle case abbandonate per cucinare e piazzare varie droghe.
E’ da queste Trap House (case di spaccio) che nasce il nome della musica
trattata adesso, ma prima che questa si affermi occorrono gli arrivi di un altro grandissimo
caposaldo della scena, T.I, e di uno che ha fatto della trap la sua
vocazione spirituale: Gucci Mane.
Nel 2003, T.I. pubblica Trap Muzik, che diverrà uno dei primi veri classici del
genere, ma è il primo LP di Gucci Mane a dare la spinta al motore:
Trap House, con la sua copertina ben scambiabile con quella di un Grand Theft Auto e con le produzioni crunkeggianti di Zaytoven, è oggi considerata la Bibbia del Genere.
La macchina venne pensata dagli UGK, dai Three Six Mafia.
T.I. ha inserito le chiavi, e Gucci fece rombare i motori della tendenza musicale che
avrebbe poi cambiato la storia del mainstream americano e italiano.
Sebbene oggi i meno informati guardano alla Trap Music come un movimento effimero e di recenti natali, la corrente nata ad Atlanta ha già percorso più di tre cicli evolutivi, che potremmo riassumere citando i principali esponenti e rivoluzionari: Wocka Flocka Flame, Future e Young Thug.
Il primo pubblica nel 2010 Flockaveli, che possiamo ben definire come “L’Illmatic della Trap“: nella sua prima fatica artistica, Wocka Flocka porta alla ribalta un suono più maturo e definito dei predecessori (sia santificato Lex Luger, intercessore in Paradiso per tutti i giovani producer che vogliono imparare a far trap come Dio comanda) ma anche un universo concettuale meno festoso e più aggressivo, cupo, violento; non è un caso che molti riconducano la nascita della Drill Music proprio alle tracce di questo disco.
Esteticamente parlando, poche figure hanno aiutato a solidificare il brodo esistenziale della Trap come ha fatto Future. Se prima la divisa del trapper era una maglia degli Atlanta Falcons o dei Braves, da Future in poi la Trap è diventata una grande sfilata di moda; Gucci, Vuitton, Fendi e…
Versace, Versace Versace, Versace, Versace, Versace…“: liricismo
minimalista ed ermetico che Ungaretti per cortesia, fai passare Quavo e
siediti lì.
Future, assieme al fidato DJ Esco e la crew di producer che domina senza ma
né però la scena, gli 808 Mafia, aggiunge alle sue lyrics l’ingrediente
perfetto: il massiccio uso di autotune, che contamina un flow poco melodico.
L’immaginario della Trap, con Future, cambia prospettiva: si va dal venditore al
consumatore, dando una sfumatura fashion a droghe come la Purple Drank.
Questa accezione positiva assegnata alle droghe ha sollevato molteplici polemiche, ma è pur vero che senza le connotazioni d’immaginario convogliate nella musica di Future Hendrix forse il movimento trap non avrebbe raggiunto le dimensioni oggi in essere.
Nel primo disco di Gucci Mane post-scarcerazione, era presente una notevole collaborazione con Young Thug. Ecco, al contrario di quanto sostenesse Guwop nel pezzo All My Children, il vero padre delle nuovissime generazioni è Thugga, che con i suoi lavori ha spinto i confini musicali della trap ad un punto in cui è francamente impossibile distinguere quando si possa parlare di rap e quando non si possa. Quindici anni dopo Nate Dogg, Thugger fa dei flow melodici la sua peculiarità principale, rendendo il “cantato” come una delle soluzioni più utilizzate nei pezzi.
Erede diretto di Jeffery potrebbe essere Lil Uzi Vert, personaggio destinato ad attirare le attenzioni nelle prossime stagioni di rap.
E in Italia?
L’Italia è un posto in cui la gente che fraintende grida più forte della scienza, rendendo la spiegazione condivisa dal pueblo una verità post-fattuale.
Il malinteso storico nasce dai lavori di Jesto, artista sicuramente appassionato a quelle sonorità, ma che ha decuplicato la confusione nella testa del pubblico italiano, che dai suoi lavori ha associato erroneamente la Trap al “fare strane mosse ignoranti e rappare a scatti con l’autotune”.
Analogia paragonabile al binomio rap=corna e yo yo bro.
Sotto il profilo musicale, Jesto ha aiutato il pubblico ad assimilare certi suoi, anche certi cliché della Trap Music, ma i contenuti dei suoi pezzi sono egotrip giocherelloni e parodistici inframezzati da prese male dal sapore adolescenziale, certamente non riferibili all’atmosfera pesante e adulta che è caratteristica della trap.
E dando a Cesare quel che è di Cesare, anche altri artisti più o meno noti del Justin nazionale hanno dato la loro grossa mano nell’ottica puramente musicale. Da Paskaman al Ragazzo d’Oro, passando per Marra e Luché, finendo con Maruego, vero predecessore della Trap italiana.
Dopo Che Ne Sai EP di Maru, è il turno dei primi, unici e inestimabili
capolavori della Trap in maglia azzurra.
Da Rione Monti a Cinisello, dalla Dark Polo
Gang a Sfera Ebbasta, da Full Metal Dark a
XDVR.
E da Sick Luke a Charlie Charles, perché poche volte nella
sua storia il rap nostrano ha posseduto due figuri così emblematiche nel team dei
produttori.
Il primo, più estroso e americano, e il secondo, che nel tempo si è evoluto da semplice
francofilo ad amante degli strumenti a corda e delle armonie spagnoleggianti, rappresentano
alcuni dei volti più apprezzati fuori confine e sicuramente le armi in più usate per
emergere da DPG e Sfera.
La storia ha voluto aggiungere ulteriore pepe, ovvero ha deciso che attorno a questi due nuclei (per osmosi o per concorrenza) crescessero rigogliose altre carriere, ascritte dal pubblico nell’albo della trap ma non propriamente catalogabili in quel modo.
Vegas Jones, Ghali, Tedua, Izi, Rkomi, Ernia… Tutti rapper di talento la cui musica però è andata sempre più discostandosi da quei toni e quei contenuti. Tralasciando il tunisino che ha sposato la causa del pop rap, riducendo la presenza di contenuti offlimits per le radio, gli altri hanno dato direzioni alle proprie discografie altamente discostanti dall’ambiente tipicamente trap, abbracciando invece contenuti a 360 gradi.
Tedua, in particolare, ha sempre indicato come ispiratori della sua arte artisti come Chief Keef e Lil Bibby, ma oggi, benché la favola drill genovese tenga ancora banco, è più riconducibile a un giovane Dargen D’Amico con il vizio dei balletti e dei giochi fonici, rispetto ai violenti rappeurs della Windy City.
Due anni dopo la Bolla-XDVR, l’inevitabile fama ottenuta da Sfera e la DPG ne ha
levigato i contenuti, specie al primo, ma anche i secondi nel loro debutto mainstream non si
sono rimessi dal proporre ai rotocalchi una loro versione più edulcorata, giocosa e a misura
di ragazzino.
Basterà il Twins di Tony e Wayne a mettere una pietra sopra la vecchia Dark, ben
più volgare e genuina (e più amata)?
Molti sostengono di sì, altri nutrono crescenti speranze per il mixtape di
Side, in uscita “presto” come rivelato dai canali ufficiali
della Gang.
In attesa della prossima mossa dei quattro di Liverp… Rione Monti,
stanno prendendo piede alcuni nomi che rimembrano per certi versi l’attitude dei
predecessori: da Ketama126 a Young Signorino, passando per
il bolognese DrefGold e OG Eastbull, che i più attenti
ricorderanno come vassallo della gang assieme ai compagni della BPR SQVAD.
In attesa del Ritorno dei Trap-Jedi, Nuove Speranze costellano il firmamento della scena trap, alcuni già alla ribalta, altri li sentiremo in futuro, quello che appare evidente è che chi sosteneva sarebbe stata una moda passeggera si sbagliava di grosso.